Perché nessuno può dare per certa l’appartenenza di quegli uomini ad Hezbollah. Ma soprattutto, anche se così fosse, ci è andata di mezzo una spaventosa quantità di civili siriani e libanesi, colpevoli solo di essere nel posto sbagliato, nel momento sbagliato e nello Stato sbagliato.
Eppure, il messaggio peggiore è un altro, e molto più profondo: qualunque cosa abbia la possibilità di ricevere segnali che non viaggino via cavo può essere comandata a distanza, tanto da trasformarsi in una potenziale arma.
Fantascienza? Anche no. Perché tutti si va a pensare alle auto elettriche, o al proprio cellulare, e subito uno sguardo di sospetto nasce spontaneo.
Però, crediamo sia diverso per le auto di ultima generazione, pur se a motore termico, che hanno la possibilità di connettersi in rete? Sterzo, acceleratore, freni: tutta elettronica.
E che dire dei contatori intelligenti, tanto temuti perché con quelli potrebbero staccarci la corrente con un click? Non potrebbero invece innescare cortocircuiti o sovraccarichi o sbalzi di tensione con cui fare andare in fumo la nostra casa, e magari con essa tutto il condominio?
Certo, non siamo Libanesi né Palestinesi. Per ora.
Ma è il modus operandi che dovrebbe far riflettere.
Perché è la prima volta che un atto di vero e proprio terrorismo non ha una ubicazione precisa, bensì risulta attuato diffusamente sul territorio.
A livello capillare. Incontrollabile. E perfettamente coordinato in una contemporaneità che spacca la frazione di secondo, con tutto ciò che ne deriva come impossibilità concreta di portare i soccorsi in tutti i luoghi dove i danni si sono realizzati, e a tutti i feriti.
Siamo arrivati ad un qualcosa che va oltre le mine, o le bombe a grappolo, o quelle al fosforo, le quali implicano tutte, pur nel loro innegabile abominio, una situazione di guerra conclamata.
Qui sono la dislocazione diffusa, la mancanza di preavviso, l’onnipresenza del piccolo ma potenzialmente letale apparato tecnologico che vengono palesati come veicoli di distruzione di una comunità civile anche in tempo di pace.
È l’ennesimo avvertimento, anzi, proclama: Israele può tutto.
E visto che i suoi servizi controllano le più alte sfere di ogni Paese del cosiddetto “Occidente libero”, siamo proprio sicuri che certi efferati episodi non possano prossimamente verificarsi anche a casa nostra, magari in danno di personaggi più o meno scomodi, con l’ulteriore e non trascurabile bonus di poterci costruire su un’ipotesi di false flag?
https://www.maurizioblondet.it/tutti-i-nostri-apparecchi-sono-in-mano-loro/