Riflessioni spirituali 😇

Ricordi e testimonianze su San Giovanni Paolo II Il Santo Padre pregava sempre il 13 maggio alle ore 17, la data e l’ora in cui subì l’attentato da parte di Ali Agca, in Piazza San Pietro, nel 1981. Celebrava la Messa nella sua cappella come ringraziamento. A quella Eucaristia erano ammesse poche persone: c’erano solo il Santo Padre, i segretari e le suore. Lo stesso accadeva nella Messa di mezzanotte nella festa di San Silvestro: il Papa ringraziava per l’anno trascorso e poi affidava l’anno che iniziava alla Madre di Dio.

Dagli Scritti del venerabile mons. Fulton Sheen (1895-1979): “Il timore del Signore è l’inizio della sapienza” (Prov 1,7) – solo l’inizio, perché nelle fasi successive l’amore sostituisce il timore. Ma all’inizio dobbiamo temere la giustizia per le nostre ingiustizie, il castigo per i nostri peccati, le conseguenze per le nostre malefatte morali. Non ci sarà mai pace in questo mondo finché l’uomo teme gli altri uomini piuttosto che Dio. Temere Dio non significa solo amare Dio, ma anche amare il prossimo.

Dagli Scritti del venerabile mons. Fulton Sheen (1895-1979): Il male è dunque una specie di parassita del bene. Se non ci fosse un bene con cui misurare le cose, il male non potrebbe esistere. Gli uomini a volte dimenticano questo, e dicono: c’è così tanto male nel mondo che non può esserci un Dio. Dimenticano che, se non ci fosse Dio, non avrebbero modo di distinguere il male dal bene.

Dagli Scritti del servo di Dio don Dolindo Ruotolo (1882-1970): Nelle difficoltà e nelle amarezze della vita non ti sconfidare, ma ricorri alla preghiera. Quell'angolo della Chiesa dove tu ti raccogli è la tua roccaforte; è la tua difesa dagli attacchi di satana. Le lacrime che ti sgorgano, forzano le porte del Cielo e ne traggano l'aiuto. Ogni Ave Maria della tua corona è un colpo che annienta la potenza di satana. Confida nella preghiera e non crederla mai vana. Ma prega con viva fede!

Dagli Scritti del venerabile mons. Fulton Sheen (1895-1979): Spesso ci chiediamo perché la pace all’interno dei nostri cuori sia così poca. La vera risposta è che non c’è pace nell’intimo, perché non c’è lotta con noi stessi; non siamo in guerra contro di noi, perché neghiamo l’esistenza di un nemico interiore da sconfiggere. Non sarà mai in lotta contro sé stesso chi non ha avuto un solo pensiero sulla bontà e santità di Dio: la sua legge sarà l’interesse egoistico, la sua ispirazione l’amore di sé, il suo fine l’autocompiacimento, il suo dio il proprio io.

Un giorno un collega di san Giuseppe Moscati, che l’aveva accompagnato per una visita, gli fece osservare, a nome di tutti i medici, che il suo disinteresse per il denaro li metteva tutti in difficoltà, ma la risposta che ne ebbe, nel quasi dialetto napoletano che Moscati normalmente usava, fu assai espressiva: «Peppì, scusate: ‘lla ce sta ‘na mamma che piange per la salute del figlio e vuie me venite a parla’ ‘e solde!». Lo si poteva chiamare nei quartieri più malfamati, nei vicoli bui dove era pericoloso anche solo avventurarsi, in quegli androni fati­scenti dove era costretto a farsi luce con un cerino, ed egli non rifiu­tava mai di recarvisi. Se lo si metteva in guardia rispondeva: «Non si può avere paura, quando si va a fare del bene».

Ricordi e testimonianze su San Giovanni Paolo II Nella camera da letto del Papa c’erano un letto, un armadio per la biancheria, un cassettone. In un certo senso era il sacrario delle memorie giovanili: sul tavolino c’era l’immagine dei genitori e del fratello, la fotografia del sarto Jan Tyranowski e quella del cappellano di Wadowice don Kazimierz Figlewicz, che era stato suo catechista e confessore negli anni dell’infanzia. Sulla porta c’era un quadro di frate Albert (canonizzato nel 1989 da Giovanni Paolo II), dal titolo Ecce Homo, che il Papa poteva guardare dal letto. C’era anche un altro quadro in camera, che raffigurava Gesù Misericordioso, forse non era di grande valore artistico, ma per il Santo Padre era molto importante: glielo aveva regalato il cardinale Deskur.

Da "Per custodire il fuoco. Vademecum dooo l'apocalisse", di don Luigi Maria Epicoco Perché è così decisiva la questione del fuoco? Fuori da ogni immagine retorica esso rappresenta la passione vitale che muove la vita e la rende viva. La perdita del fuoco è la perdita della vita viva. Drammaticamente, la nostra epoca ha un problema con il fuoco, ha un problema con la vita viva. Abbiamo una vita, ma non sempre la viviamo da vivi.

Joaquin Navarro-Valls, direttore della sala stampa del Vaticano, disse del papa san Giovanni Paolo II: “Qualche anno fa avevo un appuntamento di lavoro con Papa Wojtyla. Il suo segretario mi disse che stava pregando nella sua cappella privata e che sarebbe stato avvisato del mio arrivo. Sono entrato anche io nella cappella e ho aspettato in silenzio. Sono passati circa quaranta minuti senza che Giovanni Paolo II si muovesse. Poi quando all’improvviso si è reso conto che ero arrivato, ha esclamato: «Mi scusi, non mi sono accorto che il tempo passava». Ed era la stessa cosa tutti i giorni: la preghiera era una parte determinante della sua vita”.

Dagli Scritti del venerabile mons. Fulton Sheen (1895-1979): Una volta ho chiesto a Madre Teresa come ha fatto a convertire 15.000 persone dalle fogne di Calcutta: - Madre, dopo che ha trascinato questi poveri malati moribondi in un rifugio, come ha fatto a evangelizzare e predicare loro la Buona Novella? - Non l'ho fatto per niente, mi ha risposto. Quando mi sono presa cura di loro e gli ho mostrato amore, ho detto loro: Vorreste sentire parlare di Cristo? E loro mi hanno chiesto: Gesù è come te? Cristo è come te? 'No' risposi, ma sto cercando di essere come Lui. Allora mi dissero: anche noi vogliamo essere Cristiani! Questo è il modo in cui dovremmo fare le cose. Agire in modo che il mondo, senza sentire una parola da noi, sappia di noi e chi rappresentiamo.