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Sposi & Parola di Dio

La Parola di Dio... cosa dice ad una coppia di sposi in Cristo? In questo Canale cerchiamo di dare una risposta a questa domanda. Ogni sabato sarà condivisa una meditazione in chiave sponsale sul Vangelo della Messa domenicale. Pace!

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MEDITAZIONE Ciascuno di noi, nel proprio cammino di fede, almeno una volta nella vita avrà certamente sentito il dovere di dare una risposta alla domanda fatta da Gesù: «ma voi, chi dite che io sia?». È una domanda che dobbiamo farci ogni giorno come singoli per comprendere a che punto è la nostra fede in Cristo. Tuttavia, quel “voi” detto da Gesù, oggi più che mai è rivolto alle nostre coppie e ci aiuta a fare una meditazione molto intima nella nostra relazione. Io e mia moglie non vi nascondiamo che di fronte a questa domanda ci sentiamo come due scolaretti che il giorno degli esami, dopo aver studiato tanto, fanno scena muta per paura di sbagliare risposta. Eh sì, perché abbiamo paura di dare una risposta troppo scontata o, peggio, una risposta incoerente, proprio come ha fatto Pietro: «Tu sei il Cristo» e poco dopo si becca un rimprovero pesantissimo. Gesù non ha bisogno della risposta esatta, ha bisogno di una risposta concreta! Anche perché qui il monte premi è la vita eterna, mica poco! È quanto mai necessario fare un buon esame di coscienza, rivedere i nostri comportamenti e le scelte che abbiamo fatto insieme per scoprire se davvero stiamo facendo bene agli occhi di Dio. Infatti, potremmo aver fatto bene ogni cosa in famiglia ma se avessimo messo la nostra volontà al di sopra della volontà di Dio, allora avremmo avuto la pretesa di esserci messi al posto Suo. Tutte le volte che abbiamo creduto di poter fare un’eccezione agli insegnamenti di Gesù, in nome di una gioia effimera nella nostra vita di coppia, noi abbiamo agito «non secondo Dio, ma secondo gli uomini». A che saranno servite tutte le nostre professioni di fede? Vorremmo non sentirci mai dire «va’ dietro a me…», sarebbe molto triste. Il Vangelo di questa domenica, dicevamo, ci offre la possibilità di fare una meditazione ancora più intima nella nostra relazione di coppia. Infatti, in forza del Sacramento d’amore che ci lega come marito e moglie, le domande che Gesù fa ai suoi discepoli non perdono l'autenticità del loro senso se le rivolgiamo l’una all’altro: “mio amato, mia amata, la gente chi dice che io sia? e tu chi dici che io sia?” Con queste due domande, tanto Gesù nel Vangelo quanto noi come marito/moglie, stiamo timidamente chiedendo al nostro amato/amata di dirci se siamo davvero noi la persona che ama di più e se ci ama più di tutti gli altri! Chissà quante volte siamo stati tentati da questo dubbio nel nostro cuore! L’amore coniugale esige questa "unicità" in ogni attimo vissuto insieme. Anche quando litighiamo o siamo distanti per un motivo qualunque, non dobbiamo mai smettere di dare ascolto alla voce del nostro cuore che continua a dire all'amato/a: “sei la persona che amo di più”. È straordinario l'amore che Dio ha messo in quell'immagine e somiglianza uomo/donna, dobbiamo riconoscerlo: la coppia è davvero il capolavoro di Dio. Gesù è stato mandato dal Creatore in mezzo a noi per ravvivare questa capacità di amare. Egli non si stanca dei nostri peccati, ci perdona e ci dà la possibilità di dimostrare ancora una volta che è Lui ciò che amiamo di più. Allo stesso modo, nella nostra relazione non sempre è tutto rose e fiori. Magari alla domanda "chi sono io per te" non abbiamo sentito dal nostro coniuge la risposta che avremmo voluto sentire, ma anche quando sembra impossibile vivere insieme, Gesù, con il dono dello Spirito Santo, ce ne dà la forza ricordandoci che quell’uomo, quella donna che Lui ci ha messo accanto, è quella/o che dobbiamo amare di più. Talvolta l'unicità di questo amore richiede dei sacrifici e può darci la sensazione di aver perso nella vita, «ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Gesù, aumenta la nostra fede, insegnaci ad amare Te attraverso l'amore unico ed esclusivo di mio marito, di mia moglie. Amen.
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Domenica 15 Settembre 2024 Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35) In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Parola del Signore
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MEDITAZIONE Il nostro caro Maestro deve aver camminato davvero tanto, da quanto racconta il Vangelo. Nel brano che la liturgia di questa domenica ci offre, Egli si trova in pieno territorio pagano, laddove era stato già cacciato dopo la liberazione di un indemoniato. A beneficiare di una guarigione stavolta è un sordomuto che Gli viene portato dalla folla: «Lo pregarono di imporgli la mano». Gesù «lo prese in disparte, lontano dalla folla…» perché non ama farsi della pubblicità ma allo stesso tempo non rifiuta la preghiera che Gli viene rivolta. Questi gesti di amorevole prossimità, ed allo stesso tempo di umile discrezione, sono per tutti noi un monito che dobbiamo saper cogliere e mettere in pratica con il nostro prossimo più “prossimo”. Nella nostra vita di coppia, ci sarà capitato di parlare di Dio a chi proprio non vuol sentirne e magari, in questi casi, avremo pure alzato la voce per sovrastare quel rifiuto senza curarci di essere stati arroganti. Tuttavia, spesso il risultato di questo tipo di approccio non è confortante. Talvolta il vero sordo  crediamo di averlo a casa nostra, in tutte le occasioni in cui nostro marito/moglie non vuole ascoltare le nostre ragioni (che magari non sono del tutto ragionevoli). Ma abbiamo davvero provato a relazionarci con lui/lei «in disparte»? ovvero con ragionevole discrezione e nella carità fraterna? Se osserviamo i gesti compiuti da Gesù nel ridare l’udito a quel sordo, possiamo imparare molto. Le dita nelle orecchie, la saliva, il tocco della lingua, lo sguardo verso il cielo, come anche il fatto di sospirare, indicano che i miracoli di Gesù non hanno la minima relazione con prodigi fatti per impressionare la gente: Egli si impegna totalmente ed unicamente per salvare quest’uomo! Così, il nostro agire verso il nostro coniuge deve essere concretamente impegnativo e motivato da un autentico desiderio di renderlo felice senza vanto alcuno e per la sola Gloria di Dio. Non tutti sanno che un uomo nato sordo non riesce nemmeno a parlare, semplicemente perché non sa come si fa, non avendo avuto la possibilità di ascoltare il suono, non sa come educare la propria voce. Questo dovrebbe farci riflettere su una cosa: se non siamo riusciti a strappare un sorriso riconoscente a nostro marito/moglie, non è perché questi non è capace di ringraziare... Piuttosto, forse non lo ha mai sentito da parte nostra dopo un suo abbraccio o un suo sorriso, anche solo una volta nella nostra relazione. Se il nostro sposo/a non ha mai sentito il calore di un "grazie" sincero, potrebbe non essere propenso a fare lo stesso. L'amore donato al nostro amato/a apre il suo cuore all'ascolto e lo rende capace di amare ancora di più. E con i nostri figli? Se vogliamo che sappiano parlare dell’amore di Dio, è necessario, non solo che ne abbiano sentito parlare in famiglia, ma che ne abbiano percepito l’amorevole ed autentico impegno in mamma e papà! Infatti, come leggiamo nel Vangelo di oggi, «subito gli si aprirono le orecchie, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente». Possiamo esserne certi: se preghiamo ringraziando Gesù, per la Grazia del dono grande che abbiamo ricevuto il giorno delle nozze, Egli scioglierà qualunque nodo e i nostri cuori canteranno il Suo amore! In questa domenica Gesù ci chiede di impegnarci nel vivere straordinariamente bene il nostro essere sposi, per far udire il Suo amore anche ai più sordi. Egli si serve di noi e della nostra relazione sponsale per aprire le orecchie e sciogliere i nodi più complessi.
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Domenica 8 settembre 2024 Dal Vangelo secondo Marco (7,31-37) In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore
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MEDITAZIONE Tante volte nel Vangelo abbiamo letto degli interventi di scribi e farisei sempre pronti a criticare il modo di fare di Gesù e dei suoi discepoli, e spesso la reazione del Maestro nei loro confronti è diretta e senza mezzi termini. Eppure, "fariseo" non è sinonimo di "ipocrita", anzi, i farisei erano uomini che conoscevano la Scrittura e la eseguivano con scrupolosa attenzione. Anche nel brano proposto dalla liturgia di questa domenica, infatti, essi si mostrano perfetti conoscitori delle tradizioni del popolo ebraico, ma è evidente che questa scrupolosità è manchevole di qualcosa di molto importante. Vogliamo fare un esempio pertinente? La ricerca della perfezione è tipica dei preparativi per il giorno del Matrimonio: il giorno più bello della nostra vita, diciamo sempre. Tutto deve essere perfetto! Oggi esistono gli Wedding Planners super qualificati. La scelta della sala ricevimenti spesso è fatta prima della scelta della Chiesa, il menù deve essere ben studiato, le damigelle devono vestire allo stesso modo, le foto e il video con il pre-filmino… potremmo continuare all’infinito. E il Sacramento? Troppo spesso non ci accorgiamo che stiamo osservando «la tradizione degli uomini» e «trascurando il comandamento di Dio». Eh sì, siamo un po’ ipocriti anche noi, lo dobbiamo ammettere. Gesù ci chiama attorno a sé per dirci: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene...!». Nel Vangelo, è la prima volta che Egli dice «ascoltatemi tutti» richiamando l’attenzione della folla che stava attorno a Lui. Sta per dirci una cosa importante: «sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro… dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male...». Tra i propositi del male che nascono da un cuore impuro è probabile che ne ritroviamo qualcuno che potrebbe appartenerci, ma badiamo bene, il Signore non ci sta dicendo che siamo tutti impuri, Egli ci sta solo mettendo in guardia. Cosa possiamo fare come sposo o sposa per guardarci dall'essere ipocriti, stare lontani da propositi indegni della vocazione matrimoniale e migliorare il nostro rapporto? Pregare, ascoltare e meditare assiduamente la Parola, perseverare nella ricerca di Dio, chiedere a Gesù di aumentare la nostra fede... Ma come coppia di sposi abbiamo ricevuto uno strumento privilegiato nel Sacramento del Matrimonio. Dobbiamo aggrapparci alla Grazia propria di questo Sacramento! Il dialogo aperto e sincero con il nostro coniuge aiuta molto, ma dobbiamo avere il coraggio di saperlo/a ascoltare e comprendere bene perché nella relazione sponsale c'è Gesù che parla davvero! Dobbiamo abbandonare la mentalità del mondo che «onora con le labbra» la propria moglie/marito mentre «il suo cuore è lontano» da lei/lui; amarla/o con gesti concreti cercando di comprendere ed incoraggiare i buoni propositi nascosti nel suo cuore; evitare di pronunciare frasi o parole che possano irritarla/lo... Dobbiamo aiutarci reciprocamente a purificare il cuore l'uno dell'altra per rendere la nostra sposa/o migliore agli occhi di Dio! Comprendiamo bene anche questo: rendere migliore il coniuge non è un'opzione, ma è una responsabilità che abbiamo preso dinanzi a Dio il giorno del nostro Matrimonio. Dobbiamo rendere santa/a il nostro coniuge senza alcuna la presunzione di essere migliori di lei/lui per rivestirci insieme di Cristo (Gal 3,27) e raccogliere i frutti dello spirito: "amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé"! (Gal 5,22) Amen.
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Domenica 1 settembre 2024 Dal Vangelo secondo Marco (7,1-8.14-15.21-23) In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore
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MEDITAZIONE Dopo aver ascoltato le parole di Gesù della scorsa settimana, tanti di noi avranno pensato esattamente come i discepoli: «Questa parola è dura!».  E' un pensiero legittimo fondato sulla consapevolezza che la posta in gioco sia davvero molto alta. D’altra parte, Gesù si è “giocato” tutto per noi, sappiamo che è quasi impossibile reggere il suo passo. Anche noi sposi, quando cominciamo a sentire la fatica della vita familiare, comprendiamo che nella nostra “carne”, cioè nel vissuto quotidiano, è tutto più difficile che a dirsi. Quando percepiamo sulla nostra pelle i brividi di un sacrificio da compiere o di una difficoltà da superare, ci scoraggiamo e magari esclamiamo: “se l'avessi saputo prima che fosse stato così…!”. In questa domenica, Gesù viene a dirci che dobbiamo guardare la bellezza che il Padre ha dato alla coppia in principio, prima che il peccato ne deturpasse la natura... «e se vedeste… dove era prima?». Egli cerca anche di farci comprendere quanto la vita spirituale vada decisamente oltre tutto quello che possiamo comprendere nella nostra vita terrena fino ad annullarne l'importanza: «è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla…». La carne, con le sue finitezze terrene, non ha nessun potere vero, mentre lo spirito, propendendo verso l’infinitezza del cielo, dà la vera vita: «le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita». Gesù usa il linguaggio del corpo per rendersi comprensibile a noi, che viviamo la nostra vita su questa terra, con lo scopo di orientare questa stessa vita al Padre. Se restiamo ancora legati alle cose della terra è chiaro che la nostra esistenza continuerà a sembrare “dura”. Dobbiamo alzare lo sguardo verso il cielo e scegliere di dare ascolto a Gesù: «nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Fare una scelta non è mai semplice, eppure molte volte nel nostro cammino di coppia abbiamo incontrato ostacoli apparentemente insuperabili, come a delle montagne altissime, dinanzi alle quali ci rendiamo conto di avere due sole possibilità: o scaliamo la montagna o torniamo indietro, non c'è una via di mezzo. È triste assistere alla resa delle tante coppie di sposi che decidono di separarsi, non vorremmo neanche parlarne. Gesù qui fa ai suoi una domanda che esige una scelta coraggiosa: «volete andarvene anche voi?» Io e mia moglie, talvolta nel nostro cammino, abbiamo sentito Gesù rivolgerci questa domanda. Non possiamo nascondere l'imbarazzante disagio nel sentirci quasi colti di sorpresa in quei momenti. Egli ci chiede se vogliamo seguire il mondo o restare con Lui, se cedere alle lusinghe che soddisfano il nostro egoismo o accogliere il Suo sguardo amorevole che ci offre l'eternità e ci chiede compassionevolmente di essere testimoni suoi. No, noi non possiamo andarcene... E voi? Nella domanda di Gesù, spesso si nasconde anche un desiderio di affetto del nostro coniuge alla fine di una lunga giornata. Magari avrà dovuto subire tante mortificazioni a lavoro o per varie faccende, sarà stanco/a, sfiduciato/a e vorrebbe chiederci timidamente "perchè non mi abbracci? vuoi forse andartene anche tu?" Facciamo un buon esame di coscienza, riviviamo i momenti incerti della nostra vita, parliamone insieme al nostro coniuge e chiediamoci se mai abbiamo preferito andarcene o, se non lo abbiamo fatto, abbiamo almeno pensato di farlo. Chiediamo a Dio di aumentare la nostra fede, perché possiamo anche noi come San Pietro dire: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» Amen!
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Domenica 25 agosto 2024 Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69) In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore
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