PLATONE E I SOGNATORI DI OGGI E DI UN TEMPO
Platone è stato particolarmente presente in questo weekend a partire da una bibliomanzia pag. 55 del Fedro, trovato inaspettatamente nella stanza in cui ho dormito per due giorni; e nella riproduzione dell'affresco di Raffaello, presente nel salone del workshop che ho tenuto.
"XXX. «Ecco dove l’intero discorso viene a toccare la quarta specie di manìa: quello per cui quando uno, alla vista della bellezza terrena, riandando col ricordo alla bellezza vera, metta le ali, [...] Quel delirio, dico, che è la più nobile forma di tutti i deliri divini e procede da ciò che è più nobile, tanto per chi ne è preso quanto per chi ne partecipa; e chi conosce questo rapimento divino, ed ami la bellezza, è detto amatore." (Fedro, 265b e 249d).
Sincronicità ancora vuole che in "Dreamwalking, La Via del Sognatore", tratto di questo paragrafo:
"L’estasi per gli sciamani è un’esperienza fortemente corporea e allo stesso modo accadeva per gli antichi Greci, in cui avveniva tramite una danza estremamente selvaggia, dove accadevano fenomeni di connessione con il divino. Platone la definiva "manìa" e così veniva chiamata la possessione nello sciamanesimo greco anche dagli antichi: essi ritenevano che, contrariamente ai deliri patologici, questa esperienza fosse un dono accordato dagli dei agli indovini, ai guaritori, ai poeti e agli amanti. A seconda della forza che esercitava la possessione, Platone distingueva una manìa mantica, suscitata da Apollo; una manìa liberatoria, provocata da Dioniso; una manìa poetica, ispirata dalle Muse e una manìa erotica, proveniente da Eros e Afrodite. Secondo Platone, la manìa del quarto tipo, mossa dal flusso dell’amore, viene dall’anima e dona un’intensa capacità creativa, nonché la forma più elevata di manìa divina, che necessita di essere vissuta in profondità, l’arché nell’incontro tra anima e corpo. L’esperienza estatica quindi ci conduce a una relazione con qualcosa di più grande, oltre la nostra psiche individuale, poiché ci connette a una mente estesa cosmica, a forze archetipiche che albergano altrove ma che sono anche dentro il nostro corpo e possono essere anche evocate dall'interno, in un’estasi indotta, ovvero un viaggio dentro di noi. Sognare in grande significa viaggiare non solo all’esterno, ma anche dentro, per rintracciare risorse. Gandhi diceva: «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» e questo spiega che per portare una nuova fiaccola luminosa verso l’esterno dobbiamo trovare il fuoco dentro.
Allo stesso modo Jung diceva: «Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia» e possiamo rivoltare il calzino e affermare che chi dà attenzione alle profondità dell’esterno si risveglia e chi si rivolge semplicemente verso l’interno sogna. Un sognatore fa esperienza del profondo, supera i condizionamenti, va oltre le guerre e i conflitti di superficie per trovare una nuova intesa amorevole, selezionata in modo oculato tra i battiti del cuore e la conoscenza della mente. Compie un viaggio di coesione tra dentro e fuori, una continua e profonda respirazione. Un rintocco dell’universo."
La vita è una foresta di simboli!
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato.
E così ci rimettiamo in cammino...
al prossimo viaggio...