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War Room - Russia, Ucraina, NATO

Un tentativo di riflessione sugli aspetti MILITARI del conflitto, più qualche considerazione sparsa. I tifosi sono pregati di andare a tifare altrove.

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Con Giacomo Gabellini abbiamo discusso, sul suo canale che consiglio sempre di seguire, di linee rosse, di escalation e di alcune illusioni occidentali ancora dure a morire su quanto i russi siano scarsi e fanfaroni e quanto facilmente la NATO se ne sbarazzerebbe in caso di conflitto. Qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=0vKw-x-J9UU
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La schiacciante superiorità militare dell’Occidente è un ricordo | Francesco Dall’Aglio

Le forze armate russe avanzano lungo ampi settori del fronte ucraino, accelerano il processo di riconquista dei territori del Kursk interessati dalla penetrazione dell’esercito di Kiev e colpiscono con devastanti attacchi missilistici infrastrutture critiche, come l’accademia militare di Poltava centrata da un Iskander lo scorso 3 settembre. Dietro sollecitazione di Kiev, Washington e Londra valutano la possibilità di autorizzare l’esercito ucraino a impiegare armi a lungo raggio fornite dai Paesi Nato per sferrare attacchi in profondità in territorio russo. Putin e Lavrov, dal canto loro, hanno avvertito le controparti occidentali che un’iniziativa simile incrementerebbe in maniera decisiva il coinvolgimento della Nato nel conflitto, alterandone radicalmente e irreversibilmente la natura. Il «Wall Street Journal» sostiene che la strategia portata avanti dagli Stati Uniti sino ad ora sia vincente, in quanto funzionale al contenimento della Russia, mentre per «La Stampa» è erroneo ritenere che il tempo giochi a favore della Russia, e basterebbe che Kiev utilizzasse armi a medio raggio per disarticolare la catena logistica russa. Considerazioni sostanzialmente dello stesso tenore sono state formulate dai direttori di Cia e Secret Intelligence Service britannico, nel corso di un incontro organizzato dal «Financial Times». Parliamo di tutto questo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room». CANALI Telegram:

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Soprattutto gli amici che mettono diti medi e facce che ridono! Venite a insultarmi in diretta che facciamo audience, che mi sa che non avete capito benissimo come funzionano queste cose...
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Repost from la fionda📗
📅 Stasera giovedì 19 settembre ⏱️ Ore 20:45 Torniamo a parlare con Francesco Dall'Aglio assieme a Punto Critico Blog degli scenari conflittuali attuali 👇 https://www.youtube.com/live/R5hNjB5gj3o?si=U3b9ZbR_HZzr4Imw Con la partecipazione di Norberto Fragiacomo
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Il Processo del giovedì

Aggiornamento sugli scenari bellici con Francesco Dall'Aglio, il "Bulgaro".

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Alle 20.45!
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9. Chiudo con un’ultima foto, a proposito di esplosioni che ‟sembrano funghi atomici” e che causano terremoti. Quella nella foto non è Toropets: è il deposito di munizioni ucraino di Khmelnytskyi, colpito dai droni russi il 13 maggio 2023 (link 7, con altre foto e video). Non mi pare ci si sia scatenati troppo, all’epoca, né che qualcuno abbia pensato che fosse ‟la svolta del conflitto”. Link 7: https://www.twz.com/gigantic-fireball-explosion-rocks-town-in-western-ukraine.
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8. Altre considerazioni prima di chiudere. Simplicius e Armchair Warlord (sì, è assurdo che le migliori analisi di questo conflitto vengano da gente che si chiama ‟Serge il Grosso”, ‟Signore della Guerra in Poltrona” e ‟Tatarigami”, ma così è) fanno notare che il deposito di Toropets non è collegato alle linee logistiche che dalle fabbriche o dai depositi della Russia centrale portano al fronte, ma alle unità del nuovo distretto militare di Leningrado. Per quanto materiale sia stato distrutto dunque, e abbiamo capito che non è poco, la cosa non avrà conseguenze sulle unità impiegate al fronte, i cui rifornimenti non passano per Toropets ma per altre basi che sono, probabilmente, molto meglio difese (o che di sicuro lo saranno da oggi). Conclusioni. È stato un attacco importante, ben congegnato e che ha causato danni ingenti, anche se non catastrofici come si è detto all’inizio. I problemi per la Russia sono sostanzialmente due. Il primo ovviamente è che i droni ucraini, con o senza intelligence NATO che siano (propendo per ‟con”) sono in grado di colpire a distanza e con precisione, e di causare un bel po’ di danni. Va valutato se possono avere la stessa efficacia nei confronti di strutture meglio protette, ma di strutture anche grandi e poco protette la Russia ne ha a iosa e deve d’ora in avanti considerarle tutte a rischio. Il secondo è forse più grave: l’attacco potrebbe essere interpretato come un ulteriore segnale che autorizzare l’Ucraina a colpire in profondità anche con le armi occidentali è una buona idea, visto che ci riescono anche da soli (ma, come ho scritto prima un po’ scherzando e un po’ no, potrebbe anche essere invece la scusa per non autorizzarli, visto che appunto ce la fanno anche da soli).
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7. Due foto Maxar (foto 4 e 5) diffuse oggi mostrano infatti ben poche tracce di danni all’area nuova, molte di più nella vecchia: e siccome, appunto, non è possibile per un drone o un missile normale penetrare un bunker in calcestruzzo, bisogna dedurre che gli igloo danneggiati (uno sicuramente sembra distrutto e altri danneggiati ma non esplosi, li ho cerchiati ‟abbondando”. L’igloo distrutto si vede in fiamme in una foto Maxar precedente, foto 6, ma altre fiamme non se ne vedono) lo sono a causa di materiale esplosivo stoccato all’esterno, non all’interno, e che la maggior parte dei danni sono stati subiti dalla parte vecchia, con strutture non rinforzate. Per chiudere questa parte del discorso, le foto satellitari di cui parlavo prima mostravano sì materiale all’aperto, ma non si trattava né di Iskander né di bombe plananti né di missili antiaerei ma di munizioni per armi leggere, artiglieria e sistemi Grad: tutti bene o male sostituibili, e molto meno costosi dei materiali più importanti.
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6. Al di là del fatto che Bulgakov è ai domiciliari per corruzione sì, ma che riguardava le forniture alimentari per l’esercito, se andiamo a controllare, in data di oggi, il sito FIRMS (Fire Information for Resource Management System) della NASA, che tiene conto via satellite delle aree in fiamme nel mondo, vediamo (foto 3) che la maggior parte di esse sono concentrate nella parte vecchia e anzi buona parte sono all’esterno del sito, perché ovviamente la foresta intorno ha preso fuoco anch’essa. Prevengo subito l’obiezione: perché oggi e non ieri? Perché l’immagine di ieri era un unico quadrato rosso, il che non significa che fosse andato a fuoco l’intero complesso, mentre quella di oggi ci aiuta a vedere le aree di calore ancora presenti, segno che lì le esplosioni sono state più intense e, in alcuni casi, che le fiamme non sono ancora spente.
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5. Per quanto riguarda la distruzione del sito, anche qui bisogna fare qualche ragionamento soprattutto perché la cosa riguarda anche il tipo di materiale che è andato distrutto. Toroptes è una base molto vecchia, già ‟attenzionata”, come dicono in Questura, dalla CIA negli anni ‛60. Dal 2018, come ho evidenziato nella carta, è stata costruita una nuova parte dotata di igloo in calcestruzzo che un drone, con tutta la più buona volontà, non può perforare (lo ammette lo stesso Di Feo nel suo articolo al link 2): la differenza tra le due aree è ben visibile sulla foto che ho postato all'inizio. Il generale che si è occupato dei lavori, Dimitry Bulgakov, è al momento ai domiciliari per corruzione. Da qui è stato molto facile inferire che questo significa che i lavori sono stati fatti male, gli igloo costruiti con materiale scadente e ogni cosa che vi era costruita è saltata in aria con loro.
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4. Chi osserva con attenzione la prima foto che ho allegato si accorgerà subito che al deposito manca qualcosa: le difese antiaeree. Anche questo dettaglio avrà pesato non poco nell’organizzazione dell’attacco. I due elementi di cui maggiormente si è parlato, e vedremo ora spesso a sproposito, sono la quantità e il tipo di munizioni presenti a Toropets e il livello di distruzione del sito. Entrambi sono stati presentati come mirabolanti: come ho scritto sopra, 30.000 tonnellate di munizioni la cui detonazione ha provocato un terremoto di scala 2.8 (verissimo) e la conseguente obliterazione della struttura. Iniziamo dal primo dato, la quantità di munizioni. 30.000 tonnellate è una cifra che non ha alcun senso. Il deposito di Cobasna, in Transnistria, molto probabilmente il più grande di tutta l’Europa Orientale, ospita (meglio sarebbe dire ospitava) all’incirca 20.000 tonnellate di materiale. Sebbene si stia cercando, per ovvi motivi, di far passare Toropets come una struttura enorme, la più importante della rete logistica russa (tanto che la sua distruzione avrebbe dato un colpo mortale alla capacità bellica russa) le cose sono piuttosto diverse. Toropets (che è effettivamente molto grande e ha una superficie maggiore di quella di Cobasna, ma è organizzato diversamente) è UNO dei depositi logistici intermedi, da dove le munizioni arrivano dagli stabilimenti per essere poi redistribuite, non è l’unico né il più importante. Sempre 20.000 tonnellate di esplosivo sono l’equivalente della bomba atomica che ha distrutto Hiroshima ed è facile immaginare che, se di tonnellate ne fossero esplose addirittura 30.000, Toropets non esisterebbe più. Abbiamo visto invece vari danni da spostamento d’aria (finestre saltate eccetera), ma l’integrità degli edifici non sembra compromessa tanto che i residenti, evacuati in tutta fretta, già in serata erano stati fatti tornare alle loro abitazioni. Proprio la questione del terremoto, presentata come prova incontrovertibile di una distruzione catastrofica, ci aiuta invece a mettere la questione in una scala più corretta. Il 4 agosto 2020 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio stoccate nel porto di Beirut, equivalenti a più o meno 1100 tonnellate di TNT, sono esplose con conseguenza catastrofiche uccidendo 218 persone e lasciandone almeno 300.000 senzatetto. Anche in questo caso si è generata un’onda sismica di magnitudo stimata tra 3.3 e 4.5 (link 5). Essendo 2.8 inferiore a 3.3, dovrebbe conseguirne che è inferiore anche la quantità di esplosivo saltata in aria a Toropets. Stime di parte occidentale un po’ più educate di quelle sparate ieri dai nostri media (link 6) parlano di 200-240 tonnellate per l’esplosione più grande, e penso che bene o male ci siamo. Parecchio senza dubbio, considerando che ci sono state altre esplosioni più piccole, ma tra 30.000 e meno di 1000 c’è una certa differenza. Link 5: https://www.forbes.com/sites/davidbressan/2020/08/06/beirut-port-explosion-triggers-magnitude-3-earthquake/ Link 6: https://www.reuters.com/world/europe/ukraine-targets-western-russian-regions-with-drones-russian-officials-says-2024-09-18/
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Beirut Explosion Generates Seismic Waves Equivalent Of A Magnitude 3.3 Earthquake

A massive explosion in Beirut, Lebanon, sent shock waves across the ground, triggering an estimated magnitude 3.3-4.5 earthquake.

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