💥Sembra che le opinioni di Ryan Routh, il presunto attentatore alla vita di Trump, siano un misto di posizioni libertarie e liberiste estreme. Accusava la Cina di aver diffuso volontariamente il Covid. Alle primarie repubblicane tifava per Nikki Haley, vista da molti bushisti come l'alternativa perbene e globale all’Orange Man protezionista. La parte più populista della galassia trumpiana, Elon Musk in primis, ne sta approfittando per scaricare Routh come un fanatico pro-Ucraina, e quindi dimostrazione in più che il conflitto con la Russia va concluso perché non porta nulla di buono. Se è rischioso trarre lezioni o teorie generali da casi-limite come questo, l'impressione è che, se proprio si deve inquadrare ideologicamente Routh, allora è più un prodotto delle fratture ideologiche a destra seguite all'arrivo del MAGA che della sinistra "woke".
Qualcosa altro poi salta all'attenzione di chi legge. Routh aveva scritto un libro, *Unwinnable War*, in cui osserva inquadra la questione Ucraina con toni quasi religiosi, combinando ossessioni personali sul conflitto con una posizione aggressiva e massimalista del contesto: in particolare verso la Russia. La sua ammirazione per fantocci golpisti come il venezuelano Juan Guaidó e vari gruppi anticomunisti sostenuti dalla CIA, insieme al suo invito a intraprendere azioni drastiche come una guerra nucleare e assassinii politici contro Mosca, riflette una visione del mondo radicalizzata che da anni ritroviamo in diversi segmenti di "centro liberale" senza una vera casa politica. Segmenti che stanno sempre più perdendo la testa online.
La propaganda putinista e trumpiana avrà gioco facile a esagerare i contatti tra l'attentatore e i gruppi combattenti più nazionalisti in Ucraina, lo spot di Azov nel quale compariva, per costruirvi sopra la teoria di una macchinazione eterodiretta contro "Trump presidente della pace". Ma questo al momento non ci interessa.
Piaccia o no Routh era, sotto molti profili, la quintessenza dell'attivista NAFO/bandierine nel profilo che cerca di darsi un senso e uno scopo parlando di conflitto totale, manicheo, tra autocrazie e democrazie. Lo stesso archetipo di troll che in questi giorni sta martoriando un analista schierato ma competente come Michael Kofman, accusandolo di filorussismo e tradimento solo perché ha esposto con pacatezza i rischi reali di una possibile escalation.
Il tentativo fallimentare di Routh di unirsi alla Legione Internazionale in Ucraina ("Hai 56 anni, sei vecchio e inutile", gli hanno risposto) appare, a margine di tutto questo mondo, un tentativo goffo e disperato di trasportare la sua guerra di civiltà dal virtuale al reale. Se i precedenti penali di Routh e la sua sofferenza psichica sono fattori che vanno lasciati agli esperti e perimetrati in una traiettoria individuale, per ora imperscrutabile, la sua esaltazione della violenza contro i leader politici nemici del "mondo libero", come Xi Jinping, Putin e Trump, e la sua posizione radicalmente semplificata sui conflitti globali mostrano un livello di estremismo che rispecchia alcuni esponenti della nostra classe media, che abusano dei social e vengono spremuti da intermediari culturali senza scrupoli. Il paradigmatico "medioman ammattito con la guerra" esiste anche fuori dai confini americani. Per fortuna, quasi sempre si accontenta di Twitter o di fondare blog e partiti piuttosto che di imbracciare le armi.